martedì 28 giugno 2011

- 2, paura & delirio in quel di camera mia.

Due giorni. Due giorni alla partenza.
Alterno momenti di pace-zen-ommmm-nirvana-raggiunto a momenti di chi-cazzo-me-lo-fa-fare-sono-impazzita-aiuto.
Oggi ho preparato la valigia. Ci ho messo 4 ore, l'ho rifatta due volte (senza contare quella di prova di martedì, coff) e per chiuderla ci ho praticamente saltato sopra, ma almeno è quasi definitivamente sistemata. Mi mancano giusto i caricabatterie di portatile/cellulare/ipod/digitale e il paio di scarpe nere col tacco che dovrei ingegnarmi a ficcare da qualche parte *pens pens*
Beninteso, sempre che domani mio padre non vada a pesarla e mi si presenti davanti il cataclisma universale di avere sforato con i chili. Non ci voglio neanche pensare *urlo di munch*
Come non voglio pensare al modo in cui riuscirò a cavarmela da Narita al centro di Tokyo, con correlativo passaggio per l'ufficio e soltanto per ultima la rotta verso casa, trasportandomi dietro armi e bagagli io che sono alta un metro e una cicca e peso quarantasette chili. No no, non ci penso. Rifiuto categorico *doppio urlo di munch*
Che poi in quanto a paranoie sono la maestra indiscussa e dichiarata, nella mia testa sono come le ciliegie, una tira l'altra. Se penso a quello poi mi salta in mente: e se la valigia non arriva affatto e me la perdono? E se non mi trovo bene? E se non capisco una mazza di quello che dicono? (togliamo il "e se", questo è praticamente certo. Mi sono rincoglionita tutto d'un colpo, mi escono le frasi in cinese invece che in giapponese *apriti cielo*) E via dicendo. All'infinito.
Sono quasi più stressata adesso di quando mi sono laureata, rendiamoci conto @_@
Ommmmmmm *respiro profondo per riconquistare la pace interiore*

Ok, ce la posso fare. Ce l'ho sempre fatta. Ho combattuto tanto per questa possibilità, sono pronta persino a sfidare la terribbbbbile estate nipponica. Tsk, in qualche maniera mi faccio capire di sicuro.

Stasera esco ad ubriacarmi in compagnia, l'alcool aiuta a sconfiggere le paranoie.
Domani parrucchiera, che qui tutti mi rompono le palle dicendo che tornerò a casa con un giapponese come fidanzato e devo pur essere pronta per l'eventualità (oddio, se il giapponese in questione è come Miuracchi non c'è neanche bisogno di portarlo in Italia, sono io che lo seguo ovunque lui voglia XD).
E se la dannata valigia riesco ad alzarla non possono essere più di 23 chili. Non sono proprio l'incredibile Hulk in miniatura insomma.
Ecco, l'importante è pensare positivo.

Fightoooo-ooooh! (100 punti a chi mi capisce la citazione, qui XD)

martedì 22 marzo 2011

Le 10 cose per cui vale la pena vivere.

Sulla scia del nuovo libro di Saviano, me lo sono chiesto anche io quali sono le cose per cui vale la pena vivere. Le cose buffe, belle, speciali che ti fanno sentire contenta di essere qui e ti permettono di alzarti dal letto felice alla mattina.

1- I libri.
Non soltanto leggerli, ma anche toccarli, sfogliarli, annusarli, guardarli mentre sono in libreria e mi sento circondata e sicura, mi sento a casa. Quando un libro mi chiama, e sento che devo leggere proprio quello, proprio in quel momento (molto spesso sono i migliori). Quando scopro un autore nuovo, ed è come lasciarsi cadere dall'alto perché non so cosa aspettarmi, e quando leggo un libro di un autore che amo, che è come tornare a casa dopo un lungo viaggio e ti fa venire voglia di dirgli "Ehi ciao. Mi eri mancato". Entrare nella mia stanza dei libri, e vederli sistemati per colore di copertina, e poi per casa editrice, e poi semplicemente lasciati crescere a pile sugli scaffali, e nonostante il casino sapere esattamente dove trovare quello che mi serve. A mia mamma viene male ogni volta che ficca la testa nella stanza, per me è come una bolla sospesa dove va tutto bene. Non importa quanto brutto e difficile sia fuori, lì dentro posso tirare il fiato, posso respirare.

2-I cieli azzurri. Soprattutto quell'azzurro tardo primaverile, quando l'estate è lì e la senti nell'aria, ma non c'è ancora quel caldo torrido di luglio-agosto. Guardo in alto e mi sento felice.
E i cieli degli altri paesi. Mi sono perdutamente innamorata di quello di Londra, il pezzettino di blu che vidi camminando verso il London's eye mangiando un gelato, stanca morta per via del lavoro, quel martedì di agosto.

3-I gatti, in generale. Quando ti mordicchiano i piedi o le orecchie perché hanno fame e sono le 5 del mattino e tu sei nella fase rem. Quando ti saltano in braccio e ti riempiono di peli ovunque, ma stanno facendo le fusa e non puoi proprio metterli giù. Il loro prrrrrrr, che è uno dei suoni più rilassanti del mondo secondo me. Quando d'inverno ti dormono sui piedi, e tu per non disturbarli passi la notte insonne cercando di trovare una posizione comoda in un terzo dello spazio del tuo letto. I gatti, i gatti, i gatti.

4-Azzeccare il momento in cui ti senti perfettamente bene. Il giusto vestito, le giuste scarpe, i capelli che per una volta ti stanno come devono stare, lo smalto che è venuto steso alla grande... quell'attimo in cui ti dici "cazzo, oggi sono proprio contenta di essere me" e sei felice.

5-Le gentilezze inaspettate da parte degli sconosciuti. Qualcuno che ti vede correre dietro all'autobus e lo ferma per aspettarti. Qualcuno che ti tiene aperta una porta se ti vede sommersa di pacchi. Qualcuno che ti raccoglie una cosa che ti era caduta e che tu non avevi visto. Cose di questo tipo. E ci metto anche il contraccambio, la possibilità che hai tu di fare una cosa carina per una persona che non vedrai mai più.

6-Il gelato. E i dolci. E quel momento in cui dici vaffanculo se ho le cose grosse e mangi volentieri senza poi sentirti in colpa di averlo fatto.

7- Viaggiare, ma non così banalmente in generale. Proprio il momento in cui esci dall'aeroporto del paese dove sei andato, e tutto è possibile, tutto è nuovo, tutto è da vedere, sentire, provare e vivere, non importa se per una settimana o per mesi. Sei lì.

8-Sentirsi fieri di sé stessi. Anche questi sono momenti rari, ma che ne valgono la pena. Sentirsi fieri per una cosa che hai fatto, un risultato che hai ottenuto, una scelta che stai portando avanti. Sentirsi fieri, anche se non sai ancora se la scelta che hai fatto è giusta o sbagliata. Ma se ti senti così vuol dire che tanto male non può essere in fondo.

9-Le risate, quelle proprio di cuore, con gli amici. Quelle che non finiscono mai perché appena uno cerca di tornare serio si ricomincia da capo. E quell'attimo in cui ti capisci alla perfezione senza avere bisogno di parlare.

10-La musica in generale e i film/cartoni della Disney in particolare.
L'attimo in cui parte una canzone nel tuo ipod che rispecchia esattamente il momento che stai vivendo, quello che stai facendo in quell'istante, che sia camminare per strada, piangere a letto, prendere il sole, qualsiasi cosa. Gioia pura.
E i film che meritano di essere visti, quelli che ogni tanto hai bisogno di rivedere, quelli di cui conosci a memoria le battute, quelli che ti risollevano il morale e ti fanno sentire un po' meglio di un'ora prima quando li hai cominciati. Per me principalmente sono i cartoni della disney, ma anche i vecchi film di Audrey Hepburn.

Queste sono le prime 10 cose che mi sono venute in mente, ma continuando a pensarci potrei aggiungerne delle altre. Come il buon sesso. E l'Inter che vince, ma anche l'Inter che perde, emozionarsi comunque davanti alla partita, che finisca bene o male. La mia famiglia, che per quanto normale e rompicoglioni sia, è comunque speciale. Un bicchiere di vino in compagnia. Le belle notizie improvvise, quelle che proprio non ti aspettavi e che arrivano in un momento davvero no. Il momento d'ispirazione improvvisa quando senti che devi scrivere e quello che ti esce fuori è perfetto. Trovare il tuo numero di quelle scarpe che proprio vuoi. Scoprire cose nuove che nessuno conosce o che i più snobbano, e rendersi conto che sono speciali, come i jdrama.
Potrei continuare ancora per molto.
E questa è un'altra delle cose per cui vale la pena vivere, in fondo. Rendersi conto che così tante piccole cose ti rendono felice vuol dire che va bene così, che non importa quanto grandi siano le difficoltà, in fondo ne vale sempre la pena.

lunedì 14 marzo 2011

L'attesa

Tutti da là scappano, a quello che si dice.
Ma come fai quando è da qui che tu volevi scappare? Come fai quando la tua salvezza era proprio là?
Aspetto. Aspetto. Aspetto.
Aspetto email, aspetto telefonate, aspetto notizie di qualsiasi sorta.

E' brutto poter solo starsene seduta, immobile.

sabato 12 marzo 2011

Certe volte mi viene proprio da vomitare.

I don’t know what’s right and what’s real anymore
I don’t know how I’m meant to feel anymore
When do you think it will all become clear?
‘Cause I’m being taken over by the fear...


Ma sì.
Pensiamo alla festa di stasera. Pensiamo ai vestiti nuovi e allo shopping. Pensiamo al girovita che cala, pensiamo al lavoro che va bene, al ragazzo che mi ama, alla vita fantastica, alle vacanze di pasqua e alle vacanze estive, alla serata alcolica, allo sballo.
Pensiamo a me. Pensiamo a me. Pensiamo a me. Pensiamo a me. Gli altri che muoiano tutti. Pensiamo a me. Pensiamo a me. Pensiamo a me.
Ecco, certe volte mi viene proprio da vomitare. Certe volte mi fate proprio schifo.
Certe volte bisognerebbe davvero crescere e mettere da parte tutto quell'egoismo che abbiamo dentro. Perché ha i denti e divora dal di dentro. Prima o poi ti ritroverai aperto a metà, a guardarti il buco che hai proprio nella pancia, senza renderti conto di come sia successo.

Ti sei accorta vero che non parliamo più? E non parliamo più perché io sono maledettamente stanca di correrti dietro, maledettamente stanca di ascoltarti parlare di te, di te, di te. E che razza di rapporto malato e squilibrato è mai questo? Sì, perché me ne sono accorta, sai? Me ne sono accorta che è sempre stato così. Solo che non volevo ammetterlo. Non ero pronta.
Non che adesso lo sia, ma pensavo davvero che l'ultima volta mi si stesse slogando la mascella, da quanto mi sforzavo di sorridere. Annuivo al momento giusto, dicevo quello che volevi sentirti dire... ma non parlavo. No. Quello no.
La domanda mi ha colpito all'improvviso, bam, un pugno allo stomaco: da quanto tempo è che non parlo davvero? Da quanto tempo è che non mi sforzo di sorridere? Che non mi sforzo di rimanere al passo?
La risposta fa male, colpisce più forte della domanda, sai?
E allora basta così. Forse se le parole muoiono vuol dire che non si ha più niente da dire.
Tieniti la tua vita perfetta. Io mi arrangio con la mia, che di perfetto non ha proprio niente.
Non che a te importi, visto il trasporto con cui ti interessi di quello che sta succedendo alla mia famiglia, o di quello che sta succedendo a me e di quanto sono preoccupata per il Giappone.

Per fortuna che sto imparando a non aspettarti e soprattutto a non aspettarmi niente da te.
Non preoccuparti, continueremo le conversazioni vuote e inutili. Perché io non ho nessuna intenzione di dirti niente di tutto questo. Sono stanca. Stanca. Stanca. Stanca.
Se un giorno ti accorgerai di quello che stai facendo forse parleremo davvero. Forse. Perché potrei anche non averne voglia, sai?

Tre giorni fa pensavo di scrivere un post felice barra ansioso sulla partenza imminente per il Giappone.
Invece no, adesso non c'è niente di felice o allegro e l'ansia si è tramutata tutta in un'altra cosa.
I miei amici stanno bene, questo è l'importante. Mi piange il cuore per quello che vedo in tv, e mi commuovo per come stanno reagendo loro. Penso che avrei potuto essere la anche io e se da una parte sono sollevata dall'altra ho la sindrome della guerra che aveva anche Oriana Fallaci.
Partirò o non partirò, staremo a vedere. Io spero di sì, nonostante tutto. Spero di poter scrivere tra due settimane che me la sto facendo sotto all'idea di non capire un cazzo e di non passare gli esami a scuola. Spero che i problemi insormontabili saranno quelli di usare la metro, o di farmi da mangiare. I problemi insormontabili della quotidianità. La quotidianità senza emergenza nucleare, senza evacuazioni di massa, senza conto dei morti.
Le cose sono tutte pronte, la valigia è aperta, in 20 giorni può succedere di tutto. Anche la fine del mondo.
La cosa importante è saper sempre ricominciare, basta che ce ne sia la possibilità.

lunedì 28 febbraio 2011

You say it's hard now, but good things come from this

Gotta get bad before it gets good,
It's gotta get bad before it gets good,
It's gotta get bad before it gets good,
I want good now...

Mi sono decisa. Ebbene sì.
Dopo settimana di dubbi e di "apro un blog/non apro un blog" semplicemente mi ritrovo con troppe parole che mi si accavallano in testa.
Se non li esprimo in qualche modo, tutti questi pensieri finiranno per farmi esplodere. E hanno il loro bel daffare a convincermi che in questo periodo dovrei essere completamente felice/rilassata/libera da qualsiasi preoccupazione.
Ma chi l'ha detto? Dove sta scritto? Non è che dal momento che tra un mese partirò e in un certo senso realizzerò uno dei miei sogni nel cassetto, significa automaticamente che sono stata trasportata in una sorta di mondo parallelo dove felice e contenta zompetto allegramente nei prati inseguendo libellule. Tsk.
Se c'è una cosa che ho imparato è che i sogni, anche quelli più belli, per realizzarli prima devi sporcarli per bene, di solito sputando sangue. Per ogni cosa guadagnata ce ne sono altre mille che perdi o lasci indietro. E fa maledettamente paura perché non è facile lasciare andare la presa e lasciarsi cadere nel vuoto, proprio per niente.
Quindi, tornando al punto di partenza, visto che nessuno sembra capire quanto davveroabbia bisogno di sfogarmi, eccomi qui.
E al diavolo le paure internettiane di ogni sorta. Chissenefrega la quantità di persone che leggerano queste righe. Anzi, meno sono meglio sarà. In fondo il motivo per cui ho chiuso il mio blog storico è proprio perché era diventato troppo "famoso". Troppe visite, troppi occhi indiscreti, troppo... tutto. Certo, avevo conosciuto delle persone fantastiche che mi davano consigli di ogni sorta e di ogni importanza. Ma alla fine con tutte quelle visite sembrava quasi che scrivere fosse diventato un'obbligo, qualcosa da fare per rendere felici gli altri.
Mi dispiace, sticazzi. E' la mia vita, anche nelle situazioni più assurde e disparate, sono sempre io, completamente messa a nudo e vulnerabile. Quando scrivo lo faccio esclusivamente per me stessa. Non posso autocensurarmi, omettere dei particolari... mentire. Non riesco a cacciar balle neanche in situazioni reali di estrema necessità, figuriamoci quando scrivo.
E insomma, il succo di tutto questo sproloquio senza capo ne coda (cominciamo bene, coff XD) credo sia appunto: chissenefrega.
E se mai qualcuno che mi conosce sul serio dovesse capitare qui per caso è avvertito già in partenza, leggi a tuo rischio e pericolo. Perché qui dentro scriverò di tutto. Film, telefilm, libri, musica, le mie foto... la mia vita. E provabilmente ci saranno anche cose spiacevoli, visto che la mia vita non è mai stata una passeggiata e la famosa libellula in un prato non l'ho mai inseguita. Più che una libellula si è sempre trattato di un feroce orso grizzly irritabile e affamato. E sì, io sono quella che corre a gambe levate cercando di seminarlo.
L'unica cosa certa è che quello che scriverò sarà vero e soprattutto sarà tutto mio.
(chissà da Tokyo se sarò in grado di postare regolarmente XD La speranza è l'ultima a morire XD)